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07: PENSIERI ESTRANEI

  Il mercato di Valquindre era quel che di più simile ci fosse all’inferno. Un miscuglio di odori pungenti: pesce rancido, spezie di dubbia provenienza, sudore umano. Le voci dei venditori si sovrapponevano in un’orgia di richiami sguaiati, mentre la folla si muoveva in un’onda confusa di gomiti e piedi pestati. «Pesce fresco!!» urlava un uomo robusto, con la faccia rossa come il suo grembiule insanguinato. «Pisci menu friscu, ma a prezz' competitivi!» strillò poco più in là un altro venditore, mentre si attorcigliava i folti baffi con le mani impregnate di viscere di tonno. Delilah Mercier avanzava nel caos con la solennità di una regina in esilio, i lineamenti tesi in un’espressione di puro disgusto. Odiare era dire poco: detestava quel posto con ogni fibra del suo essere. Il frastuono, la calca, il puzzo… e soprattutto la gente, troppa, sempre troppa. Eppure, il mercato era di passaggio obbligato per raggiungere la sua meta. Delilah odiava il chiasso. Odiava la calca, l’odore di...

11: LA FORESTA DI FLEUTUS

  Un esserino volava a mezz’aria come un sacchetto trascinato dal vento. La sua pelle era bianchissima, quasi lattiginosa, e contrastava con i capelli corvini, lunghi, lisci e pesanti, che si incollavano alle spalle e alla schiena umida di rugiada. Il vestitino nero, cucito con mille ricami intricati e argentati, sembrava un patchwork di nobili ragnatele, cucito da qualche sartina elfica sotto acido. Lasciava scoperti i piedi nudi, piccoli e perfetti, intirizziti dal freddo. Su quelle estremità bianche come porcellana, e le spalle, lasciate anch’esse nude, la pelle d’oca si abbozzava in minuscoli brividi visibili solo da occhi attenti. Le ali, piccole e fragili ma efficienti sbattevano pigramente, facendola procedere con lentezza. Attorno a lei, la foresta era fitta, altissima, cupa. Gli abeti rossi dominavano, alti e dritti, con tronchi ravvicinati e aghi che oscuravano il cielo. Al loro fianco crescevano faggi scuri, larici contorti, ontani dal tronco gonfio e betulle dal legno c...

08: LATE SHOW

  Gli applausi scroscianti del pubblico coprirono il finale della risposta sagace di Delilah. La nostra si trovava in un piccolo studio televisivo, seduta su una comoda poltrona con le gambe accavallate. Lo studio aveva un’estetica piuttosto kitsch. Dal soffitto pendevano candelabri, troppi, che illuminavano la stanza in modo poco omogeneo. Sul fondo, dietro alla poltrona degli ospiti e  il bancone in legno del conduttore, dominava un grande pannello che ritraeva la sagoma infiorettata dello skyline di Valquindre, illuminata da un’enorme luna piena. Ai lati pendevano delle oscene tende rosse. Eppure l’insieme aveva un che di soavemente macabro qualche modo funzionava. «Abbiamo ospite, stasera, l’investigatrice più sexy di Valquindre!» annunciò Florentin Iorgulescu, un uomo ben vestito dalla pelle pallidissima, le orecchie appuntite e i canini particolarmente pronunciati. «Una delle massime esperte in occulto e fenomeni paranormali, ancora un applauso per Delilah Mercier!» E il...