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Visualizzazione dei post da gennaio, 2025

08: LATE SHOW

  Gli applausi scroscianti del pubblico coprirono il finale della risposta sagace di Delilah. La nostra si trovava in un piccolo studio televisivo, seduta su una comoda poltrona con le gambe accavallate. Lo studio aveva un’estetica piuttosto kitsch. Dal soffitto pendevano candelabri, troppi, che illuminavano la stanza in modo poco omogeneo. Sul fondo, dietro alla poltrona degli ospiti e  il bancone in legno del conduttore, dominava un grande pannello che ritraeva la sagoma infiorettata dello skyline di Valquindre, illuminata da un’enorme luna piena. Ai lati pendevano delle oscene tende rosse. Eppure l’insieme aveva un che di soavemente macabro qualche modo funzionava. «Abbiamo ospite, stasera, l’investigatrice più sexy di Valquindre!» annunciò Florentin Iorgulescu, un uomo ben vestito dalla pelle pallidissima, le orecchie appuntite e i canini particolarmente pronunciati. «Una delle massime esperte in occulto e fenomeni paranormali, ancora un applauso per Delilah Mercier!» E il...

07: PENSIERI ESTRANEI

  Il mercato di Valquindre era quel che di più simile ci fosse all’inferno. Un miscuglio di odori pungenti: pesce rancido, spezie di dubbia provenienza, sudore umano. Le voci dei venditori si sovrapponevano in un’orgia di richiami sguaiati, mentre la folla si muoveva in un’onda confusa di gomiti e piedi pestati. «Pesce fresco!!» urlava un uomo robusto, con la faccia rossa come il suo grembiule insanguinato. «Pisci menu friscu, ma a prezz' competitivi!» strillò poco più in là un altro venditore, mentre si attorcigliava i folti baffi con le mani impregnate di viscere di tonno. Delilah Mercier avanzava nel caos con la solennità di una regina in esilio, i lineamenti tesi in un’espressione di puro disgusto. Odiare era dire poco: detestava quel posto con ogni fibra del suo essere. Il frastuono, la calca, il puzzo… e soprattutto la gente, troppa, sempre troppa. Eppure, il mercato era di passaggio obbligato per raggiungere la sua meta. Delilah odiava il chiasso. Odiava la calca, l’odore di...

06: L'OMBRELLO DEL PAPA

  L'odore caldo di pane appena sfornato avvolse Delilah in una nube di farina e burro. Si sistemò nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio, tamburellando le dita sul bancone. Aveva una sola cosa in testa: tornare a casa e mettere le mani sul pianoforte. Un motivetto le girava per la mente da tutta la mattinata: era dissonante e vagamente inquietante, come piaceva a lei. Sfortunatamente per lei, c’era fila. Spalle rigide, sguardo fisso sul soffitto ingiallito dalle lampade calde, Delilah cercava di ignorare il lento scorrere delle persone davanti a lei. Un’anziana signora si mise a frugare confusamente nel borsellino di cuoio consunto, le sue dita tremolanti facevano tintinnare le monete in un suono che Delilah trovava Delilah. “Dai, forza…” mormorò Delilah, battendo il piede. L’anziana signora sembrava non trovare la cifra giusta e iniziò a fissare le monete come se le vedesse per la prima volta. "Le mancano ancora 38 centesimi," disse Delilah, fredda, str...

05: IL FARO

  Un gabbiano stava volando affamato sopra lo specchio calmo dell'oceano, quando vide una preda inerme, probabilmente già cadavere. La vecchiaia gli stava giocando però un brutto scherzo: la sua vista non era più quella di un volta. Planando verso quel corpo si rese conto delle dimensioni: era troppo grande, anche per la sua fame nutrita da giorni di magra. Quel corpo era di Delilah Mercier. Non era davvero morta; si era abbandonata sul pagliolato di una piccola barca in legno, in preda a un lacerante mal di mare. Il volto pallido, il braccio penzolante giù per la murata. "Gettami in acqua, Cubo, non posso più andare avanti" biascicò. Faceva del melodramma un’arte. Cubo, esasperato dalle lamentele di quella tizia lo avrebbe fatto volentieri, ma in quel modo non lo avrebbero pagato. "Resistete ancora un po', signorina Mercier," rispose con tono neutro, mentre le sue braccia muscolose continuavano a vogare indefesse. "Non manca molto” aggiunse, mentre un ...